top of page

#2 RIFLESSIONE SUL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

  • Immagine del redattore: CTZN eu
    CTZN eu
  • 17 set 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 22 ott 2020

PLEASE CLICK HERE FOR THE ENGLISH VERSION


Hi reader,

in questo articolo voglio parlarti di una riflessione che noi di CTZN.eu abbiamo fatto a partire da un articolo sul taglio dei parlamentari, che puoi trovare qui o sul nostro sito.


Nel precedente articolo abbiamo discusso di come le ragioni del Sì siano apparentemente valide ma in realtà, ad un’analisi più attenta, risultino essere misure che non vanno a risolvere realmente nessuno dei problemi che dovrebbero eliminare. E abbiamo parlato di come questo ci dimostri che il taglio dei parlamentari non è altro che l’ennesima manovra populista che non risolve alcuna vera questione, ma accontenta quella maggioranza italiana per la quale i politici “sono tutti corrotti e vogliono solo tenersi la poltrona” e per la quale la forma vale più del contenuto. Per costoro una riforma senza sostanza, ma che appaga il loro senso di giustizia sociale, vale più di una riforma seria, che non punisca nessuno ma cerchi di risolvere la causa di tutto il malcontento.


Tuttavia, io credo che sarebbe troppo facile sminuire questa vicenda, considerandola come l’ennesima prova della stupidità di un elettorato che non capisce di venir tradito proprio da coloro che si professano diversi dalla “casta”. Certamente la tentazione c’è, ma proprio questo senso di superiorità immotivato rende molto difficile il dialogo con chi crede in queste battaglie, perché queste persone si sentono giustamente offese dalla condiscendenza e sufficienza con cui vengono trattate.

Per questo penso sia giusto esaminare più approfonditamente la questione, cercando di capire perché gran parte dell’elettorato si trova concorde con una riforma del genere anche a fronte di palesi falsità e contraddizioni che molti (e anche noi nel nostro precedente articolo sull’argomento che trovi qui o sul nostro sito) hanno fatto notare in questo periodo. La rabbia e voglia di giustizia di queste persone ha un fondo di grande verità: una richiesta di maggiore democrazia e maggior peso politico in un mondo spaventoso e incerto. In esso, infatti, vedono il loro prestigio sociale e la loro importanza in quanto membri attivi della comunità sempre più flebili e minacciati da forze esterne, sulle quali sentono di non poter esercitare alcun controllo.


In tutto questo, la lontananza della classe dirigente dai cittadini comuni e il conseguente abuso di potere, che sembra rimanere sostanzialmente impunito, sono fenomeni reali che, seppur stereotipati e portati all’eccesso, suscitano una reazione indignata e rabbiosa almeno in parte giustificata.

Il vero problema è che questa insofferenza, questo senso di impotenza e questa rabbia per richieste così tante volte ignorate, che anche io in una certa misura provo in quanto cittadino medio, si sono incancrenite nel tessuto sociale italiano. Esse creano un odio viscerale nei confronti della politica e dei politici, che impedisce di vedere lucidamente le cose per quello che sono. Anche una bevanda avvelenata è impossibile da rifiutare per chi sta morendo di sete, e così anche una riforma che in realtà peggiora la nostra condizione è acclamata come un grande passo avanti da coloro la cui frustrazione e la cui sete di vendetta sono ormai fuori controllo.


Ma questo non è qualcosa di imputabile esclusivamente a loro. Diversamente dal passato, in cui anche persone meno istruite avevano la possibilità di formarsi per ricoprire importanti cariche politiche, oggi i non laureati tendono ad avere una scarsa rappresentanza nei parlamenti europei e americani. Negli ultimi 40 anni si è dunque realmente creata un'élite di intellettuali e tecnocrati che non solo rimangono chiusi nei loro gruppi di appartenenza, e non hanno contatti con persone di diversa estrazione sociale o con un diverso livello di istruzione, ma pensano di essere gli unici in grado di governare, nonostante non abbiano alcun reale collegamento con la propria base di elettori. Non conoscono affatto coloro che in teoria dovrebbero votarli in nome della loro ovvia superiorità intellettuale, e non desiderano farlo. Le persone istruite, infatti, tendono ad avere pregiudizi verso le persone con un minor livello di istruzione, e questi pregiudizi non vengono condannati, ma anzi spesso accettati e giustificati da una concezione puramente meritocratica della società.


Io non penso che sia sbagliato accordare posizioni di prestigio e posizioni politiche a coloro che sono i più adatti a ricoprirle. Questo perché in parte i più adatti per un lavoro sono coloro che probabilmente lo sapranno fare meglio (a beneficio di tutti), e in parte sarebbe anche un’ingiustizia non concedere un ruolo importante a chi ha lavorato per esserne all’altezza. Tuttavia, anche coloro che sono i più adatti a ricoprire una carica non possono trattare con sufficienza coloro che gliela accordano. Se i dirigenti ritengono i loro privilegi e le posizioni che ricoprono come qualcosa che è loro dovuto dalla società, e non qualcosa di guadagnato ma anche concesso dal resto della popolazione, diventano superbi e ritengono degno di essere realmente ascoltato soltanto chi è già parte del loro mondo. Se non riconoscono che anche la fortuna ha avuto un ruolo nel permettere loro di acquisire una posizione di prestigio, e che non è merito loro il fatto che le loro competenze siano quelle più richieste o apprezzate in questo periodo storico, sviluppano un senso di superiorità che li porta a distanziarsi dal resto della società e a sentirsi ontologicamente diversi (migliori).


E’ chiaro come questo susciti un sentimento di rivalsa e di insofferenza da parte di quelli che, per mancate opportunità o per diversa forma mentis, non hanno seguito un percorso formativo particolarmente prestigioso. Questi ultimi si ritrovano ad essere una parte della popolazione che contribuisce a suo modo al benessere comune, ma che non si vede riconosciuto il proprio valore come membro attivo della comunità e viene sostanzialmente escluso dal partecipare attivamente alla governance democratica.

Il problema è infatti che una concezione solamente meritocratica della società attribuisce un valore e un prestigio eccessivi ai vincenti, mentre tende a negare qualunque riconoscimento a tutto il resto della popolazione, creando sentimenti di superbia da una parte e di umiliazione e frustrazione dall’altra. Coloro che più sono in grado di leggere il presente e agire di conseguenza per il bene comune, i più adatti ad una posizione di amministrazione e di governo, probabilmente dovrebbero governare, e lo studio ad alto livello può facilitare lo sviluppo di tali abilità (anche se la correlazione non è assolutamente certa).

Tuttavia, governare non è solo una questione di competenza, ma anche e soprattutto di virtù civiche, di carattere morale e di imparzialità, e non è affatto detto che le persone con più anni di studio siano maggiormente in possesso di queste capacità.


Tutto questo va avanti da troppo tempo per non essere un fattore che ha contribuito (insieme a molti altri) a generare le storture che oggi dominano il discorso pubblico. Si può facilmente capire come la facilità con cui le persone cadono nelle trappole del populismo e delle sue false promesse sia almeno in parte riconducibile a questo risentimento.


Per questo io penso che la soluzione non sia presumere che chiunque non riesca a vedere la verità nelle mie parole non sia un mio pari, ma sia cercare di promuovere una narrativa diversa e di creare un dialogo reale e costruttivo anche con chi la pensa diversamente. Non basta condannare qualcosa come sbagliato, stupido o dannoso, e anzi la condanna da sola rischia di essere controproducente e di alienare ulteriormente coloro che si cerca di convincere. Bisogna invece cercare di proporre alternative concrete e costruttive, modelli alternativi di comportamento che cerchino di andare incontro alle esigenze dei cittadini arrabbiati senza dover per forza punire qualcuno come capro espiatorio. Al contempo, è necessario provare ad instaurare un dialogo che mostri a tutti che non devono essere d’accordo con me perché io sono migliore di loro (o penso di esserlo), ma perché io voglio capire come migliorare la società per entrambi, in modo da poter collaborare e aiutarsi vicendevolmente per costruire qualcosa di migliore insieme. E, prima di tutto, ognuno di noi deve guardarsi allo specchio e riflettere su ciò che fa di sbagliato e ciò che può essere migliorato: è necessario ricordarsi quanto la fortuna pesi nel dare a certi individui particolari privilegi e potere, e sviluppare di conseguenza un senso di umiltà, virtù civica fondamentale di cui la Cosa Pubblica ha un disperato bisogno.

Può suonare ingenuo come principio, e forse lo è. Tuttavia, io credo che non porsi nemmeno il problema di cosa si sbaglia, prima di additare colpe ad altri, e non provare nemmeno a seguire questo ideale, perchè troppo naïve, sia parte del problema che avvelena il dibattito pubblico e impedisce di progredire oltre la politica del tribalismo e della discriminazione.


E tu che cosa pensi della riflessione di oggi? E’ qualcosa su cui non avevi mai riflettuto, oppure è un argomento che ti sta a cuore? Pensi che la mia critica sia fondata e, se applicata, possa aiutarci a migliorare la situazione?

Faccelo sapere lasciando un commento qui, mandandoci un’e-mail con le tue riflessioni oppure commentando sotto al post relativo nei nostri profili social.


Grazie per l’attenzione,


Davide Bertot

Mail: ctzn.eu@gmail.com

Facebook: @ctzn.eu

Instagram: @_ctzn.eu_

Twitter: @ctzn_eu


P.S. Se sei interessato ad approfondire il discorso sulla meritocrazia, i suoi difetti e le sue conseguenze nel mondo moderno ti consiglio di leggere “The Tyranny of Merit: What’s Become of the Common Good?” (The Tyranny of Merit | Michael J. Sandel | Macmillan) di Michael J. Sandel, che ringrazio molto per l’ispirazione che ha dato per questo articolo.

Comments


Iscriviti alla newsletter per non perderti nulla! / Subscribe to the newsletter not to miss anything!

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram

©2020 di CTZN.eu. Creato con Wix.com

bottom of page